La cosiddetta "Scuola di Francoforte” raggruppò una serie di studiosi che, a partire dal 1923, si raccolsero intorno all’ “Istituto per la ricerca sociale”, creato a Francoforte, in Germania. Quello che caratterizzò l’originalità dell’Istituto fu, indubbiamente, la interdisciplinarità del suo approccio. Gli studiosi, infatti, attraverso l’apporto dell’economia, delle scienze sociali, della filosofia, della psicologia, della musica e della letteratura elaborarono una “teoria critica della società”, detta anche “ricerca sociale” o “filosofia sociale”. Il programma della Scuola, infatti, si rifece all’elaborazione marxista, ma ne stravolse l’approccio, ripensando le teorie in accordo col mutato contesto storico e culturale. Gli interessi degli studiosi si concentrarono infatti:
1. su una riflessione sul “potere” e l’ “autorità”, suscitata dall’avvento del regime fascista e nazista.2. sulla dimensione fallimentare dell’esperienza del comunismo sovietico. 3. sulla natura negativa della moderna società capitalista e tecnologica.
Tra gli ispiratori della Scuola spiccano, oltre a Marx, anche Hegel e Freud. Del primo si valorizzò la visione dialettica della società, mentre dal secondo si mutuarono gli strumenti psicoanalitici.
Se l’obbiettivo della Scuola era decostruire la finta narrazione ottimistica della società, allo scopo di mutarla in modo radicale. Dopo l’affermazione di Hitler in Germania nel 1933, infatti, l’Istituto fu chiuso e la maggior parte dei membri prese la via dell’esilio prima a Ginevra, poi Parigi e New York. Al termine della seconda guerra mondiale, alcuni pensatori tornarono a Francoforte e rifondarono l’Istituto. Tra i pensatori della Scuola più influenti ricordiamo Horkheimer, Adorno, Herbert Marcuse e Benjamin.
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