NIETSCHE

Nietzsche fu, sin da giovane fu un ragazzo acuto e dalle grandi capacità intellettive. Il pensiero di Friedrich Nietzsche è complesso e difficilmente assimilabile ad una costruzione sistematica e organica. Il suo modo di fare filosofia si raggruppa in quattro fasi:

  • La fase giovanile: dove domina l’interesse e l’ammirazione per il filosofo Schopenhauer e il musicista Wagner.
  • La fase intermedia: dove avviene il ripudio dei precedenti ispiratori e prevale un approccio di tipo “scientifico” che comprende Umano.
  • La fase di Zarathustra con l’opera “così parlò Zarathustra”.
  • La fase finale, che comprende gli scritti degli ultimi anni tra cui Genealogia della morale ed Ecce homo.


Per quanto riguarda la morte di dio e l’avvento dell’uomo, nella sua prima fase, Nietzsche vuole celebrare il trionfo della vita e la sua accettazione più totale e completa. Davanti alla crudeltà, alla sofferenza, all’incertezza dell’esistenza Nietzsche decide di essere un discepolo di Dioniso, il dio dell’ebbrezza che incarna le passioni del mondo e che si contrappone ad Apollo, dio dell'ordine e della razionalità.


Nella seconda fase della sua filosofia, Nietzsche è mosso dal proposito di liberare la mente degli uomini da un “errore” fondamentale: la metafisica. La critica a quest’ultima disciplina filosofica si concretizza con l’espressione della “morte di Dio”. 

Con l’espressione "Dio è morto", Nietzsche intende la fine delle certezze che hanno guidato gli uomini per millenni. La morte di Dio non è un evento compiuto, bensì è in corso ed è annunciato dal cosiddetto “uomo folle” (il filosofo) mentre il resto dell’umanità non ne è ancora pienamente consapevole. 


Secondo Nietzsche quindi, Dio è “la nostra più lunga menzogna”, è la personificazione di tutte le varie certezze morali, religiose attraverso cui l’umanità ha dato un senso rassicurante al caos della vita. È l’essenza di tutte le credenze create dall’uomo. Un’altro motivo è perché Dio e la credenza in un mondo ultraterreno rappresentano una fuga dall’esistenza.

In conclusione, egli afferma che Il trauma causato dalla morte di Dio è l’inizio alla creazione di un superuomo.


La terza fase della filosofia di Friedrich Nietzsche si apre dunque con le alternative che si aprono con la morte di Dio, cioè l’avvento dell’ “ultimo uomo” o del “superuomo”. Il protagonista è il profeta del superuomo Zarathustra.

Secondo Nietzsche il superuomo è un concetto filosofico che si colloca nel futuro: corrisponde all’idea di un uomo nuovo, oltre e diverso da ciò che conosciamo. La stessa parola tedesca che utilizza Nietzsche è Ubermensch, cioè un uomo oltre l’uomo esistente. Il superuomo di Nietzsche incarna un modello in cui si condensano e trovano rappresentazione tutti i temi della sua filosofia. 


Esso deve avere diverse caratteristiche: 

  • l’accettazione della dimensione dionisiaca dell’esistenza, della “morte di Dio” e della fine delle certezze: l’uomo nuovo rimane “fedele alla terra” e al suo corpo, non più prigioni o temporanei passaggi prima della vita vera ultraterrena, ma le uniche realtà in cui estrinsecare la propria essenza.
  • il suo collocarsi nella prospettiva dell’ “eterno ritorno dell’uguale”. Secondo Nietzsche tutti gli eventi del mondo si ripresentano sempre identici a se stessi infinite volte. Pur essendo difficile stabilire con certezza cosa sia effettivamente questa teoria (se una metafora o una verità cosmologica), il suo significato è chiaro e differenzia nettamente l’uomo dal superuomo: mentre il primo reagisce con terrore alla prospettiva di un eterno ripetersi degli eventi, il secondo la accoglie con gioia. Tale reazione scaturisce dalla prospettiva di vivere la vita come un qualcosa di “creativo” che ha in sé il proprio appagamento, di non ricercare in un “oltre” questo mondo la felicità e il proprio senso. In sintesi: vivere la vita come se tutto si dovesse ripetere all’infinito.
  • la capacità di mettere in discussione la morale, giudicata come “l’istinto del gregge nel singolo” (cioè le norme stabilite dalla società) e l’accettazione della fatica e del rischio di realizzarsi come nuova fonte di valori e di significati.
  • il porsi come “volontà di potenza”. Quest’ultima, per  Nietzsche, coincide con la vita stessa nel suo continuo espandersi. Il superuomo, infatti, vive nel continuo oltrepassamento di sé stesso, nel creare e progettare la sua esistenza in modo libero e al di là di ogni schema costituito. In questo è un artista: stabilisce un senso di fronte al caos del mondo e si libera dal peso del tempo e del passato. 






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